In alcuni paesi (ad esempio in Germania) l’autodeterminazione dell’INR con apparecchi portatili è praticata da molti anni. In altri (Olanda) le autorità si sono mosse per adeguare le leggi sanitarie e consentire la rimborsabilità degli apparecchi e del materiale di consumo (strisce reattive e pungi-dito) da parte del Servizio Sanitario Nazionale. In altri ancora (Stati Uniti) l’uso degli strumenti è già stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA). In Italia, le cose si muovono più lentamente e non c’è ad oggi una normativa che regolamenti il loro uso e soprattutto la rimborsabilità degli strumenti e del materiale di consumo.
Ci sono però alcuni aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione per garantire la sicurezza d’uso e che proverò a riassumere come segue.
1. Scegliere uno strumento per il quale il costruttore possa dare delle garanzie circa la calibrazione. Questi strumenti possono (e quindi devono) essere calibrati secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, valide per tutti i sistemi di misura per l’INR.
2. Verificare in maniera preliminare su un numero adeguato di determinazioni che i valori di INR misurati con lo strumento portatile siano paragonabili a quelli misurati dal laboratorio. Di solito sono accettabili discrepanze attorno al 10%.
3. Arruolare il paziente (o un suo familiare) ad un corso di addestramento specifico per l’utilizzo dello strumento. Tale corso deve prevedere:
- informazioni dettagliate sugli scopi ed il meccanismo d’azione della terapia anticoagulante orale con farmaci antagonisti della vitamina K.
- il riconoscimento tempestivo degli eventi avversi conseguenti alla terapia (con particolare riguardo alle emorragie, anche minori).
- l’esecuzione corretta di tutti i controlli di qualità previsti per lo strumento prima di eseguire il test sul paziente.
- l’esecuzione appropriata del prelievo di sangue capillare da puntura del dito.
- l’esecuzione del test stesso e i criteri per giudicare la sua validità.
- la corretta registrazione e la trasmissione del risultato al medico prescrittore.
4. Il paziente (o il suo congiunto) dovrebbe ricevere alla fine del corso un attestato di idoneità all’uso dello strumento, a cura dell’addestratore. Inoltre, le sue capacità dovrebbero essere riverificate ad intervalli regolari.
5. Eseguire periodici controlli dell’affidabilità dello strumento mediante un programma di controllo di qualità esterno (se disponibile), oppure mediante controlli dell’INR, misurato in parallelo dallo strumento e dal laboratorio.
L’autodeterminazione dell’INR, se eseguita secondo i criteri di cui sopra, risolverebbe in molti casi problemi legati alla mobilità del paziente. Oppure situazioni di pazienti attivi dal punto di vista lavorativo, che viaggiano con continuità e per i quali riferirsi con frequenza al laboratorio è difficile, se non impossibile. Inoltre, numerosi studi degli ultimi anni, hanno dimostrato che l’autodeterminazione dell’INR e anche l’autoprescrizione della dose di farmaco, migliora l’efficacia della terapia anticoagulante, riducendo il numero di eventi avversi (trombotici o emorragici). Quindi, al contrario di quanto si possa pensare, l’autodeterminazione dell’INR, (se praticata almeno in casi specifici), abbatterebbe i costi che il Servizio Sanitario Nazionale deve supportare per la gestione del paziente anticoagulato, oltre che consentirgli una migliore qualità di vita.
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